La Basilica di Santa Maria Maggiore: storia e leggende della Pietrasanta

  • 20/11/2022
Le vicende di una delle Basiliche più antiche di Napoli, dall’epoca greca fino alle recenti attività di valorizzazione

Lungo l’antico cardine maggiore, affacciato su Via dei Tribunali, vi è il complesso della Basilica della Pietrasanta.
Un luogo ricco di storia, che racchiude un percorso millenario nella città di Napoli.

La Basilica fu fondata nel VI secolo dopo Cristo, tra il 525 e il 533, per volere del vescovo Pomponio. La fondazione della chiesa è legata ad un’antica leggenda popolare secondo la quale il Diavolo, sotto le spoglie di un maiale, infestava la zona fra Piazza Miraglia e il centro antico, e grugnendo spaventava i passanti durante le ore notturne. Il centro di tale attività demoniaca era ritenuta proprio la Pietrasanta. Ma per quale motivo?

Erano gli antichi resti del tempio di Diana, presenti proprio dove oggi sorge la basilica, che ospitavano tali presenze demoniache. Le adoratrici della dea pagana, divenute poi nel dizionario popolare “janare”, praticavano riti e cerimoniali estranei alla cultura ormai cristiana della città.

Pomponio fece costruire la basilica a seguito di un sogno durante il quale la Madonna gli ordinò di erigerle una chiesa nel luogo dove si sarebbe ritrovato un panno celeste. Sotto il panno, la pietra santa: una roccia con su incisa una croce, che sarebbe stata venerata dai fedeli negli anni come fonte d’indulgenza.

La basilica, nominata Santa Maria Maggiore, venne eretta, quindi, con un preciso scopo esorcistico. Oltre al tempio della dea Diana, vi sono, a testimoniare il lungo passato del sito, anche i resti dell’antico acquedotto greco. Un percorso sotterraneo di cunicoli e cisterne che correva non solo sotto la basilica, ma per l’intero perimetro della città antica, permettendo la distribuzione dell’acqua nell’allora già sviluppato centro di Neapolis. E ancora, mosaici e pavimenti che testimonierebbero la presenza di una domus romana.

Durante il 1600, si rese necessario il rifacimento della chiesa, a causa del cattivo stato in cui versava la struttura in seguito a dei dissesti causati da un terremoto avvenuto nel 1456.
I lavori per la costruzione della nuova Basilica iniziarono nel 1656, sotto la direzione di Cosimo Fanzago e, dopo un iniziale sospendimento causato dal dilagare della peste, si conclusero nel 1667. La Chiesa seicentesca, che è la struttura visibile tutt’oggi, fu sviluppata su pianta a croce greca, con una cupola alta ben 65 metri. Le navate luminose, il contrasto con l’ombra che avvolge il coro, le soluzioni architettoniche dell’intero impianto, rendono la basilica fanzaghiana un interessante unicum nel cuore di Napoli.

Ma la storia del complesso non si conclude qui: l’attuale facciata di Santa Maria Maggiore è il risultato di vari interventi e modifiche, alcuni di questi resi necessari a seguito dei danni provocati durante la II guerra mondiale.

La chiesa, che durante l’ottocento aveva già subìto interventi radicali alla cupola, fu soggetta a diversi successivi cambiamenti. Patì per due volte i bombardamenti, il primo nel 1942, quando un proiettile d’artiglieria distrusse il frontone dopo aver colpito la volta fra l’ingresso e la cupola, e il secondo, nel ’43, quando a seguito di un’incursione aerea furono distrutte parti della cupola e del muro dietro l’altare maggiore.

Gli ingenti danni costrinsero la chiusura della chiesa al culto.

Per decenni, il sito rimase in uno stato d’abbandono. Basti pensare che durante gli anni ’70 fu addirittura utilizzato come deposito di materiale da costruzione, mettendo a rischio il pavimento maiolicato della Basilica.

Dopo 64 anni, la chiesa è stata riaperta con una solenne Messa celebrata il 21 giugno del 2007. La nuova gestione del Polo Pietrasanta ha finalmente riportato la Basilica di Santa Maria Maggiore alla città, ponendo il sito al centro di diversi progetti e manifestazioni culturali.

Le attività organizzate per valorizzare il percorso sotterraneo dell’ipogeo e dei cunicoli sottostanti avranno per risultato la creazione di un percorso fruibile che fornirà al pubblico una visione completa dell’intero impianto basilicale e che dimostrerà quanto ancora ha da raccontare e affascinare l’incredibile sito della Pietrasanta.

 

Silvia Piscopo